A tutta Birra

COME TUTTO EBBE INIZIO, forse.

11 Giugno 2021
Come tutto ebbe inizio
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Era periodo di raccolta dei cereali, e Atab, il responsabile della messa in magazzino del raccolto, stava contando le giare, intanto che i contadini portavano le ultime.

“Finiti, portati tutti?” – domandò Atab

La risposta fu affermativa e così i contadini tornarono a casa.

Un contenitore, però, era stato dimenticato, purtroppo non essendo dei più grandi ed essendo vicino alla parte scartata della mietitura, non era stato preso.

Una giara in meno anche se piccola a quei tempi era una grande dimenticanza, con tutta la fatica che si faceva per coltivare, tuttavia con un po’ di fortuna l’avrebbero trovata l’indomani intatta se nessun animale l’avesse trovata.

Il tramonto stava per finire e il rosso chiarore del sole, rendeva arancione le chiare acque del Tigri e delle nuvole portate dal vento facevano capolino nel cielo terso, rendendo ancor più colorato l’orizzonte.

La pioggia cadde per poco, ma quel tanto bastò per riempire ed inzuppare il contenitore pieno di orzo.

Alle prime luci dell’alba del giorno seguente, un onagri, un asino selvatico della Mesopotamia, si aggirava come sempre tra le campagne e il fiume per il primo sorso di acqua.

Il fato che a volte è molto strano, fece si che l’animale incontrò sulla sua strada il contenitore pieno di orzo e acqua e che, attratto dal suo profumo, ne assaggiò il contenuto.

Photo by Timothy Dykes on Unsplash

Dumuzi, un contadino della città, che era solito alzarsi poco prima dell’alba e fare un giro per controllare i campi quando le coltivazioni erano invase sia da animali notturni come i roditori che animali diurni come gli uccelli, vide la scena senza intervenire.

Sapeva che aveva piovuto, la terra era umida, e che quindi la cesta da cui stava bevendo l’onagri era compromessa, e non fece niente.

Guardò l’animale abbeverarsi e lo vide allontanarsi con una camminata per niente lineare, sembrava vecchio, ammalato, anche se dal manto si poteva capire che era un maschio giovane.

Quando l’animale era ormai lontano Dumuzi, si avvicinò e come si aspettava, la cesta era stata dimenticata all’aperto, per fortuna era la prima volta che accadeva un guaio di questo tipo.

I chicchi di orzo e le glumelle galleggiavano e emanavano un profumo intenso  e pungente, tuttavia piacevole.

Il contadino decise di fare un sorso, prese le mani a cucchiaio e assaggiò.

Ne fu contento, sapeva di pane, rinfrescante anche se un po’ troppo acidulo e c’era qualcosa che pizzicava la lingua, così decise di fare un altro sorso, però per non prendere anche i chicchi, andò verso il fiume a prendere una canna, e spezzandola si fece il secondo assaggio con una cannuccia.

Fu piacevole bere per la seconda volta e prendere solo il liquido.

Iniziò a sentirsi euforico, così fece un terzo e un quarto sorso, finché arrivarono alcuni suoi amici contadini.

“Amici, venite, bevete da questa giara, è buonissimo”

Provò uno e poi un altro e un altro ancora, fino a quando il contenitore rimase quasi vuoto.

Quando arrivarono in gruppo tutti gli latri contadini, videro allegri e contenti una decina di ‘colleghi’ e chiesero che cosa fosse successo.

Dumizi, spiegò tutto e decisero di portare il poco che era rimasto ad Atab.

Atab, stranamente invece di arrabbiarsi per l’orzo dimenticato ringraziò gli Dei di aver fatto fare un errore ai contadini e chiese subito di mettere acqua in un’altra giara, per fare assaggiare al Re la strana bevanda.

Dumizi, ebbe un’altra fantastica intuizione, chiese ad Atab di mettere del miele prima di consegnare al Re la bevanda, l’avrebbe trovata più dolce e più buona.

Così fecero, il Re ne fu entusiasta e decise che se gli Dei avevano fatto commettere un errore così grave ai contadini, per loro questo errore era da donare, e iniziarono ad usare questa bevanda per i riti religiosi.

Photo by Charl Folscher on Unsplash

Non abbiamo certezza che la prima birra nacque così, però siamo certi che i Sumeri ne facevano uso, e ce lo dice una tavoletta di argilla, il “Monument bleu”, in cui vengono descritti i doni per la dea della fertilità, capretti, miele, pane e birra.

Altri documenti ci descrivono anche come veniva fatta la birra in quei tempi in Mesopotamia: si prendeva un pane non del tutto cotto, fatto principalmente di orzo e farro, si immergeva nell’acqua, si faceva bollire, si faceva raffreddare e si aggiungeva miele e frutta per farlo fermentare meglio, dando vita a Sikaru, pane liquido.

Con il tempo nacquero altre birre con l’aggiunta di altri cerali, alcune leggere e altre più forti, alcune per il popolo, altre solo usata per le cerimonie.

Fortunatamente questa bella scoperta tramite i commerci si espanse in tutto il mondo.

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