Storie

Accompagnare nel viaggio della nascita

7 Novembre 2020
Viaggio della nascita
Reading Time: 6 minutes

Qualche mese fa ho fatto quattro chiacchiere con la Dottoressa Alessandra Scarpa in un’intervista rimasta in un cassetto per tanto tempo e che non sono mai riuscita a chiudere definitivamente prima di adesso.

Si tratta di una conversazione che mi ha offerto spunti di riflessioni che faticavo a mettere nero su bianco, probabilmente a causa del forte coinvolgimento e di una depressione post parto che non mi ha reso i primi mesi da mamma facili… da ricordare.

La gravidanza ha portato nella mia vita un sacco di nuove consapevolezze. Mi ha aiutata ad affrontare paure, dubbi, salti nel buio, ma soprattutto mi ha fatto accettare il cambiamento… ebbene sì: si diventa una balena, tette spettacolari, capelli folti e lucidi, nel mio caso anche nausee, corse al bagno e qualche picco ormonale tendente al tragicomico.

Fino a quando è rimasta in pancia Emma, detta la Pignetta, era come se non ci fosse; ragionavo ancora con quella ingenuità di chi da “non-mamma” dice ad una mamma lavoratrice/pendolare che le servirebbero giornate da 24 ore per fare tutto quello che ha in agenda, che dorme poco e che è stanca morta. Lo ripetevo in continuazione… e adesso me ne vergogno un pochino.

In realtà quando è nata mi è letteralmente crollata addosso la consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima, che non avrei potuto con tanta leggerezza decidere di non pensare a lei, non badarla, farla gestire ad altri, organizzare la mia vita come se non fossi una mamma. Ed è stata una batosta. Lavoro in un settore dove è bene esserci, sempre. Amo la mia professione e mi ritengo fortunata a lavorare in un posto meraviglioso, prima di avere Emma le quasi quattro ore di treno che mi facevo ogni giorno non erano un peso, fermarmi una, due ore in più, trascorrere la notte fuori… neppure.

Ora le sento tutte e provo un sentimento che mixa tristezza, impotenza, malinconia e impossibilità di esserci fisicamente come prima perché sono combattuta tra il mio ruolo professionale e la mia figura di mamma che vuole esserci la mattina per portare a scuola la propria bambina, e vorrebbe esserci al suo rientro a casa o la sera prima di dormire.

Ok sto drammatizzando, conosco molte mamme più brave e coraggiose di me, pendolari Trieste/Milano con bimbi splendidi e sereni. Loro combattute, ma anche combattenti.

In molte mi hanno detto “se non ci passi, non puoi capire”… io mica ci credevo.

Poi mi ci sono trovata e dopo un momento di “baby blues” e depressione post parto, ho deciso che qualcosa dovevo fare: mai stata il tipo da mollare il lavoro per fare la mamma, me ne sarei pentita amaramente (ma sono scelte), altrettanto mai potrei sacrificare il mio essere mamma a favore della carriera.

Forse vi state chiedendo se ho trovato il mio equilibrio… solo in parte, ma ho deciso di buttarmi in un progetto che si chiama MammaPigna e che permette di raccontare a me e Rossella (mamma da qualche anno più di me) storie di persone fuori dal coro, creative, emozionanti che con il loro fare rappresentano un esempio per quanti hanno paura di buttarsi e di abbracciare il cambiamento… piccolo o grande che sia.

E adesso un passo indietro: la Dottoressa Alessandra Scarpa mi ha accompagnata nel corso della mia bellissima gravidanza e non avrei potuto trovare un medico migliore. Mi ha supportata, spronata, consigliata e trattata con una tale gentilezza e professionalità che auguro a tutte le future mamme. Tra i numerosi attimi di grande emozione ricordo il momento in cui ci ha rivelato il sesso della pignetta, con un sorriso e tanta dolcezza, o le ecografie dove mia figlia (futura attrice) ci regalava posizioni esilaranti.

Durante il ricovero in Ospedale (Emma aveva fretta di farsi conoscere e ci ha fatto un po’ tribulare) la sua presenza non è mai mancata e anche in quei momenti di preoccupazione la Dottoressa mi ha saputo rassicurare spiegando esattamente come stavano le cose.

Non posso parlare di lei senza menzionare il reparto di ostetricia dell’Ospedale di San Vito al Tagliamento dove lavora, una vera e propria famiglia composta da medici, ostetriche, ginecologi, infermiere e personale vario che dal momento in cui sono stata ricoverata due mesi prima della data presunta di parto, mi hanno fatta sentire a casa.

Ho proposto questa intervista alla Dottoressa Scarpa per raccontare da “un punto di vista professionale” una storia che ha riguardato e riguarderà la maggior parte di noi e che potrebbe incuriosire anche chi mamma non è, e non lo sarà mai!

Ogni donna vive una, due, tre, raramente più gravidanze… Lei, indirettamente, ne ha seguite moltissime. Cosa si prova a vedere così tanti bimbi prima in pancia e poi…dal vivo?

Un misto di sensazioni, grandi emozioni tra cui non manca la tensione. Dopotutto mentre accompagni i futuri genitori e nello specifico la futura mamma nel corso del viaggio si nascondono parecchie insidie e preoccupazioni che da medico tento di arginare attraverso un lavoro interiore. Situazione assolutamente diversa è stata vivere questo viaggio da mamma: le emozioni si sono moltiplicate…

Qual è la cosa che più le piace del suo lavoro?

Quando ho deciso di fare questo lavoro ho scelto di accompagnare una vita fin dal suo primo sviluppo, perché l’origine di ogni nascita mi affascinava. Questo si traduce in un progetto interiore che mi travolge di gioia ogni volta che mi ci imbatto. Non nascondo che ogni gravidanza è un viaggio a sé e che non manca mai una forte dose di adrenalina data dall’imprevedibilità…

La vita di un medico è impegnativa sia perché si ha a che fare con la salute di altre persone, sia perché i turni non sempre si conciliano con la vita privata. Come è riuscita a trovare un compromesso?

E’ stato molto difficile.

Mi reputo fortunata perché ho avuto accanto un compagno molto presente, già padre di due bambine gemelle, che da subito mi ha trasmesso la sicurezza di cui avevo bisogno.

Fin da piccola mia figlia ha reagito bene alla mia “assenza” per cause lavorative e lo stare “da sola” con il padre anche durante le notti in cui dovevo lavorare non ha mai rappresentato un problema. Questo mi ha permesso di riprendere la mia professione con grande serenità.

Sono tornata in ospedale appena ho potuto e da subito con turni notturni. Ho imparato a gestire la qualità del mio tempo diurno e ho chiesto aiuto esterno laddove vedevo di non potercela fare.

Certo ricordo bene i Natali a lavoro, ma dopotutto Babbo Natale arriva quando vuole…

Le difficoltà maggiori sono arrivate quando è cresciuta e ha capito che la mamma non poteva esserci sempre, sono iniziate le domande, qualche tensione. Ora, però, dice che è orgogliosa di avere la mamma che ha…

Un consiglio per affrontare serenamente una gravidanza?

Ogni donna trova in sé stessa la forza che le serve per affrontare questo momento bellissimo, è  necessario, però, non nascondersi dietro la paura.

L’ostetrica è una guida insuperabile, ma tutto può servire: dal corso preparto al confronto con le altre mamme. La cosa davvero importante è cercare di far venire fuori i timori e non temere di averne. Si tratta di una cosa assolutamente normale e comune.

Ci si deve saper affidare, ma ripeto, noi donne possediamo già la capacità innata di affrontare questo meraviglioso percorso.

Molte donne hanno difficoltà dopo il parto, si sentono cambiate soprattutto nel fisico. Che consiglio può dare?

Si tratta di un problema importante: è necessario riprendere i propri spazi, permettere agli altri di farsi aiutare e imparare a chiedere aiuto. Non bisogna dimenticare di coltivare i momenti con il proprio partner, come ad esempio cene, aperitivi e altri piccoli riti che prima della nascita del bambino venivano praticati.

Anche in questo caso non bisogna far finta che i problemi non ci siano, le soluzioni, anche se pare di no, arrivano sempre e piano piano si recuperano le abitudini ovviamente adattandole alle esigenze del bambino.

La cosa più importante è sapersi dare del tempo

You Might Also Like

No Comments

Leave a Reply